venerdì 9 gennaio 2015

Tutte le mie preghiere guardano verso ovest


Tutte le mie preghiere guardano verso ovest
Paolo Cognetti
pag. 108
Ed. EDT
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Ho scelto questo libro principalmente per la categoria viaggi della sfida di lettura LeggiAmo 2015, così a scatola chiusa in quanto non ho mai letto niente di questo scrittore, e mi è piaciuto moltissimo.
Il libro è piccino, non molte pagine, ma ho voluto gustarmele, assaporarmele.
Racconta la città di New York vista attraverso i suoi piatti, che qui, più che altrove, offre il maggior numero di cucine etniche.

Fa parte della collana "Allacarta" che citando il risvolto di copertina è una collana in cui grandi scrittori contemporanei raccontano le grandi città del mondo attraverso il cibo. Ogni viaggio, una storia. Ogni storia, un piatto.

Di questa collana avevo già letto "La famiglia Tortilla", che avevo scelto sia perché mi piace Malvaldi, sia perché Barcellona è una delle città che mi piacerebbe maggiormente visitare.
Come dicevo sopra non conosco Paolo Cognetti e per quanto mi piacerebbe visitare New York, non rientra fra le mie top ten.
Ma mi sono ritrovata a passeggiare con lui per le strade, a girare in bicicletta, a guardare fuori dai bus, a prendere la metropolitana, a salire su un traghetto, tutto per visitare questa città che è diventata così popolosa nel giro di trecento anni, quasi sempre in un itinerario gastronomico scelto non in base a stelle od altro, ma in base alle sensazioni personali dello scrittore.
A volte il viaggio è stato anche fra le persone di varie etnie che compongono la città, con la compagnia fissa di alcuni amici degni dello stereotipo da film.
Mi è piaciuto molto anche il fatto che nonostante lui conosca bene la città, ci siano ancora molte cose che riescono a sorprendo, come riuscirebbero a sorprendere qualsiasi persona che la visiterebbe per la prima volta.

Alla fine del libro c'è una serie di indirizzi golosi, ma Cognetti avverte che durante la vostra prossima visita potreste non trovarli, perché la città cambia in modo quasi perpetuo e non sta mai ferma.

Ho amato molto il paragrafo in cui immaginava di cucinare per il giorno del Ringraziamento :
"Comunque il menu del Ringraziamento l'ho studiato con cura: avevo già accarezzato l'idea di soffriggere sedano e carote nel burro, scioglierci dentro castagne bollite e mollica di pane, aggiungere timo e maggiorana e farcire con questo composto un tacchino di almeno dieci chili.
Avevo fantasticato di massaggiarlo con sale e pepe, strofinarlo con il limone,  infornarlo tra fette di mela e bagnarlo con il  vino bianco."
Trovo che sia poesia e amore per la cucina.

Mi sono piaciute anche le seguenti frasi:
"Ci sono luoghi di New York che si oppongono ai cambiamenti come i sassi in mezzo al fiume"

"...anche seduti a tavola non bisognerebbe mai smettere di andare" (parlando dei diner, carrozze ristorante)

"A New York gli orti scompaiono nei momenti di benessere e ricompaiono con le crisi"

(I pescatori) "Indossano berretti di lana e sudici giacconi imbottiti. Ogni tanto recuperano la lenza e la gettano di nuovo al largo, poi appoggiano la canna alla ringhiera, si accendono una sigaretta, la fumano osservando i gabbiani e le acque oleose dell'East River. Come tutti i pescatori hanno l'aria di aspettare qualcuno che non torna, o la barca che doveva passare a prenderli e non è mai arrivata."

Qui potete trovare il suo blog personale, mentre qui parla di questo libro.

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